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Ti è stato revocato il porto d’armi? Cosa puoi fare: guida legale

Avv. Renato Luigi De Spirito

porto d'armi

Ti è stato revocato il porto d’armi? Cosa puoi fare: guida legale

Il tema del porto d’armi e della detenzione di armi rappresenta un punto di equilibrio delicato tra la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica e i diritti individuali dei cittadini. Non di rado accade che provvedimenti di revoca, diniego o divieto di detenzione incidano in maniera significativa sulla vita privata e lavorativa delle persone, talvolta senza che siano adeguatamente considerate tutte le circostanze concrete.

La disciplina normativa

Il riferimento principale resta il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (T.U.L.P.S.), approvato con R.D. 18 giugno 1931, n. 773.

  • Art. 11 T.U.L.P.S.: consente il rilascio della licenza solo a soggetti che diano piena affidabilità in termini di condotta.

  • Art. 43 T.U.L.P.S.: prevede i casi in cui la licenza non può essere concessa o deve essere revocata, tra cui condanne penali per determinati reati, o la mancanza di affidabilità in ordine alla sicurezza pubblica.

Accanto a ciò, il D.Lgs. 2 luglio 2010, n. 104 (Codice del Processo Amministrativo) disciplina le forme e i termini del ricorso al T.A.R. per l’impugnazione dei provvedimenti amministrativi.

I principi giurisprudenziali

La giurisprudenza amministrativa ha più volte chiarito che la revoca del porto d’armi non può essere disposta in modo automatico, ma necessita di una motivazione che tenga conto:

  • della proporzionalità tra condotta contestata e misura adottata;

  • dell’attualità del pericolo che giustifica la revoca;

  • dell’affidabilità personale del soggetto.

Emblematiche, in questo senso, sono diverse sentenze che hanno ribadito come la Pubblica Amministrazione non possa limitarsi a un richiamo astratto a precedenti condotte, ma debba motivare in concreto la necessità della misura.

Il ruolo della Prefettura e del TAR

In sede amministrativa, il cittadino può presentare memorie difensive e istanze di riesame alla Prefettura, sollecitando una rivalutazione del provvedimento.
Qualora la revoca o il diniego non vengano annullati, è possibile proporre ricorso al T.A.R. competente, entro i termini di legge, anche richiedendo la sospensione cautelare del provvedimento.

L’esperienza dello Studio

Diversi assistiti dell’Avv. Renato Luigi De Spirito hanno ottenuto il ripristino del proprio diritto al porto d’armi, sia attraverso la procedura amministrativa dinanzi alla Prefettura, sia a seguito di ricorso giurisdizionale al T.A.R. competente.
Questi risultati confermano l’importanza di una difesa tecnica accurata, che sappia valorizzare gli elementi di affidabilità e di correttezza del soggetto, contrastando provvedimenti talvolta fondati su valutazioni troppo generiche o automatiche.

Conclusioni

Il porto d’armi non è un diritto assoluto, ma un’autorizzazione soggetta a rigorosi controlli. Tuttavia, anche il potere discrezionale della Pubblica Amministrazione deve essere esercitato entro i limiti di legittimità, proporzionalità e motivazione.
Per questo motivo, chi subisce una revoca, un diniego o un divieto di detenzione non deve considerare il provvedimento come definitivo, ma può valutare, con l’assistenza di un avvocato, l’opportunità di promuovere istanze amministrative o ricorsi giurisdizionali.

Se sei arrivato a leggere fino a questo punto, è probabile che tu abbia realmente bisogno di un aiuto in materia di porto d’armi, revoche o divieti di detenzione.
In fondo a questa pagina trovi un form di contatto: compilandolo potrai spiegarmi brevemente la tua situazione e sarai ricontattato per una valutazione.

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